A proposito del Machazor
  Introduzione di Lea Artom
  Il rabbino Dr. M.E. Artom z"l
  Pagine di esempio

 
  Lettera di Rabbino
Israel Meir Lau
  Presentazione del Rav
Elio Toaff
  Pefazione del traduttore   
  Come Ordinare
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A proposito del Machazor

La casa editrice Jerusalem Fine Art Prints presenta una nuova edizione del Machazor di Rito Italiano Completo redatto, riveduto e annotato dal Rav Dr. Menachem Emanuele Artom z”l. L'autore tradusse in italiano moderno anche tutti i componimenti liturgici utilizzati nel corso delle Tefilloth nelle varie comunità, aggiungendo note particolareggiate di spiegazione al testo e indicazioni sulle regole di dizione delle preghiere, accentuando le peculiarità del rito italiano.

L'opera contiene tutte le preghiere in uso nelle varie Comunità in Italia e a Gerusalemme. Il rito italiano, il più antico esistente, è quello in uso all'epoca del Secondo Tempio e che fu portato in Italia dopo la sua distruzione.

La nuova edizione del Machazor si è resa necessaria poiché i volumi editi nel secolo scorso a Roma prima della scomparsa della casa editrice Carucci, sono ormai esauriti e l'opera completa è quindi oggi irreperibile. La ristampa riveduta riuscirà a fornire tutto il necessario ad un pubblico interessato allo studio ed alla precisione nella dizione delle preghiere, anche quando mancante di nozioni approfondite di Torà e liturgia. Molti contenuti della cultura ebraica sono infatti stati dimenticati attraverso i secoli e questa nuova edizione del Machazor renderà possibile recuperarli e approfondirli nella loro completezza. A questo scopo gli editori hanno profuso inoltre tutta l'attenzione e la cura possibili perchè i testi ebraici fossero redatti con la maggiore esattezza quanto a vocaboli e interpunzione, in modo che l'opera raggiungesse il livello dei volumi relativi ad altri riti, sia dal punto di vista della precisione che della completezza. Per lo stesso motivo, oltre alle preghiere per le varie feste, il Machazor italiano completo contiene anche le preghiere dei giorni feriali e dei Sabati.

La nuova edizione è divisa in tre volumi:
Primo volume: comprende le preghiere dei giorni feriali e dei Sabati (Mussaf compreso, ad esclusione ovviamente di quello dei Moadim), le massime dei Padri (Pirké Avot), le preghiere per i capi-mese, per Hanuccà, quelle per il giorno dell'Indipendenza, i canti per i Sabati segnalati e per i digiuni (Ghedalià, 10 di Tevet, Ta'anit Ester, 17 di Tammuz, 9 di Av), la Sefirat Ha'Omer, la preghiera dopo il pasto, il Kiddush del Venerdì sera e del Sabato mattina, il Kiddush del giorno dell'Indipendenza, e le benedizioni per i momenti speciali della vita (matrimonio, Berit Milà, riscatto del primogenito, preghiere per la nascita di una bambina, per Bar Mitzvà e Bat Mitzvà, preghiere per i malati, per il cambiamento di nome, per la partoriente, per i giorni di lutto), oltre alle preghiere per varie Mitzvot come la Mezuzà, le benedizioni per la luna, e per il sole, la tempesta, il tuono ed altre.

Secondo Volume: preghiere per le Feste: Pesach, Shavuot e Sukkot, comprese le mezze feste, Selichot per i dieci giorni di penitenza, preghiere per Rosh ha-Shanà.

Terzo Volume: preghiere per il giorno di Kippur. Il testo delle preghiere è simile, ma non identico nelle varie Comunità italiane, a causa di differenze negli inni liturgici, conservati in alcune di esse e non in altre. Il Machazor completo contiene indicazioni precise sugli usi particolari di ogni Comunità e per questo sono indicate brevemente e chiaramente le differenze fra le varie località in ebraico e in italiano nella parte ebraica, e in italiano nella parte italiana.

Le edizioni più antiche, e che potremmo definire classiche, del Machazor italiano contengono capitoli e in particolare canti liturgici che col tempo in alcune Comunità sono caduti in disuso. Aggiungerli nella loro collocazione originale potrebbe perciò disturbare chi segue oggi le preghiere in Sinagoga. Tuttavia queste composizioni hanno un grande valore letterario e storico, rivestendo una notevole importanza nello studio dell'evoluzione delle preghiere. Per questo motivo si è deciso di aggiungerle in appendice, corredate della traduzione e delle note necessarie per facilitarne la comprensione. Inoltre la presente edizione contiene ovviamente tutte le versioni di canti e componimenti poetici in uso oggi in tutte le Comunità di rito italiano in ordine chiaro e logico, con spiegazioni precise e insegnamenti pertinenti, in modo che chi prega non sia costretto ad usare contemporaneamente altri testi, tranne che per le Parashot e le Haftarot. Il Machazor contiene anche altri brani poetici che erano in uso in varie Comunità e che oggi sono conservate solamente in manoscritti o in piccole pubblicazioni, non sempre reperibili, che comportavano già allora la necessità di consultare più di un libro durante la preghiera. Molti di queste brani sono editi per la prima volta: si tratta delle composizioni poetiche per i Sabati segnalati e per i digiuni, comprensibili ora in italiano, come prima lingua europea, in cui compaiono tradotti.

La base del testo del Machazor è stata presa in parte da quello del Machazor italiano pubblicato a Bologna negli anni 1540-41 che non è l'unica edizione classica del Machazor, ma era il testo più usato al tempo in cui si sono formati gli usi locali. Quando l'ottima spiegazione di Johanan Treves “Qimqà da Avishonà”, stampata a margine nel testo bolognese, diverge dal testo del Machazor stesso, è stata preferita in genere la versione del commento.

Quando in tutte le Comunità sia stato poi adottato un uso diverso da quello del Machazor di Bologna, non si è conservata la fedeltà a questo testo. Ciò è avvenuto, per esempio, con l'introduzione della formula “Morid ha-Tal” nella “seconda benedizione della 'Amidà”, che non si trova nel Machazor di Bologna, o l'eliminazione alla fine di Shachrit del paragrafo della Mishnà che contiene l'elenco dei salmi per i vari giorni della settimana, presente nel Machazor di Bologna, e la sua sostituzione col salmo relativo a ciascun giorno; come pure l'introduzione della “Kabbalat Shabbat”, che non compare nel Machazor di Bologna, perchè questa serie di brani non era usata a metà del XVI secolo.

E' stata posta una particolare attenzione nel non includere in questa nuova edizione anche gli errori di stampa e in particolare di interpunzione, che si trovano nei Machazorim precedenti.

E' da notare che il Machazor è ispirato al forte sentimento sionista del Rabbino Menachem Emanuele Artom z”l, e contiene perciò anche testi che non compaiono in altre pubblicazioni che raccolgono solo quelli in uso nella diaspora. Particolare attenzione è stata posta alle preghiere speciali di Eretz Israel, in uso nel Tempio italiano di Gerusalemme fondato nel 1941. Oltre alla preghiera per lo Stato di Israele, reperibile in altre edizioni (ma non in tutte) del rito italiano, è stato perciò aggiunto anche l'ordine delle preghiere per il Giorno dell'Indipendenza (Yom ha-Atzmaut).

Sono da notare anche alcune caratteristiche particolari del lavoro di traduzione e delle spiegazioni del Rabbino Artom. I brani che compaiono nel Machazor comprendenti scritti di origine molto diversa, in prosa e in versi, formule di preghiere apparentemente molto semplici, e Piutim composti molti secoli fa, differiscono infatti moltissimo uno dall'altro sia per lo stile che per la metrica e presuppongono che chi li usa nella preghiera conosca la Torà, gli scritti dei Rabbini in genere e il Midrash in particolare. La loro traduzione presenta perciò non poche difficoltà, dovute in gran parte al bisogno di tener conto di esigenze diverse e talvolta opposte le une alle altre, oltre alla fedeltà al testo, e hanno dunque richiesto una notevole abilità da parte del traduttore per esprimere fedelmente il pensiero degli autori.

Il Machazor italiano completo rispetta la lingua letteraria moderna in modo che il testo sia comprensibile ad ogni lettore di lingua italiana, requisito necessario perché esso sia accessibile a tutti, possa essere usato come materiale didattico nelle scuole e nei corsi di cultura ebraica per gli adulti, e ne possano usufruire sia i ricercatori che gli autodidatti. Questo comporta però molte difficoltà, poiché l'alto stile della poesia e della prosa ebraica si avvale di molti sinonimi e talvolta è necessario ricorrere a parole che non compaiono nell'uso italiano corrente o risultano antiquate. In molti casi ci sono anche difficoltà non lievi per tradurre in un'altra lingua i pensieri espressi nella fonte, perciò, dove è possibile, la traduzione preferisce rispettare il pensiero dell'autore, anche se l'effetto può risultare a volte stonato rispetto alla lingua italiana moderna o alla sua sintassi, compromesso che per rendere il senso dell'originale è spesso inevitabile. La fedeltà al testo ha richiesto d'altra parte l'aggiunta di parole di spiegazione per i concetti correnti nell'epoca d'origine degli scritti, allora evidentemente superflue. Quando la spiegazione richieda una sola parola o una frase molto breve, questa è compresa nel testo, ma quando si tratta di frasi più complesse, per cui è necessaria una spiegazione più lunga, questa è apposta nelle note sotto il testo. La traduzione potrà in questi casi risultare meno scorrevole a una prima lettura, ma le note faciliteranno la comprensione. Esse comprendono anche frasi in cui il traduttore riporta più possibità e le notizie conosciute sugli autori del testo, oltre all'indicazione delle fonti precise di espressioni provenienti da testi classici, come il Tanach, il Talmud e i Midrashim. Nelle note è indicato anche il genere della composizione poetica, la metrica e lo stile.

Nella nuova edizione del Machazor di rito italiano si è aggiunto nell'appendice anche il testo dei riti caratteristici della famiglia Artom, che furono stampati in pochi esemplari nel 1989 dal Rabbino Menachem Emanuele Artom z”l in occasione del Bar Mizvà del suo primo nipote. In questa appendice sono anche riportate la Haggadà di Pesach e la Benedizione dopo il pasto secondo la tradizione familiare che proviene dal Minhag Apam e cioè dal rito delle antiche Comunità Ebraiche di Asti, Fossano e Moncalvo, oggi scomparse.

Uno dei problemi che incontra l'ebreo di oggi quando legge i testi ebraici antichi è quello della pronuncia precisa e in particolare di capire quando il Qamaz è breve (e quindi si legge “o”) o quando è lungo (e quindi si legge “a”); oppure quando il Shevà è “Na” o “Nah” e dove si trovi l'accento della parola. Il Machazor italiano completo aiuta a risolvere anche questi problemi con l'introduzione di segni speciali nel testo.